La Regione Veneto non è in buona salute dal punto di vista dei poteri locali. Per una Regione che fa del federalismo una bandiera verso Roma non è un buon biglietto di presentazione lo stato del suo “federalismo interno”. Rappresenta un mistero tra l’altro il ricorso presentato dalla stessa Regione contro la legge Delrio, rea di istituire le città metropolitane e di cambiare totalmente l’istituto della Provincia. Ora ci sono due fatti nuovi. Il primo è l’elezione di Luigi Brugnaro, in automatico, a Sindaco della città metropolitana di Venezia che avverrà il prossimo 9 agosto. Il primo cittadino è da sempre un sostenitore di Venezia metropolitana. Il secondo fatto è rimasto un po’ defilato, stranamente non è stato assolutamente gettonato durante la recente campagna elettorale. La sentenza n. 50 del 26 marzo 2015 della Corte Costituzionale ha rigettato su tutta la linea il ricorso della Regione Veneto in materia di legge Delrio. Ha giudicato del tutto irricevibili le motivazioni del ricorso sia per la competenza che per la procedura istitutiva della città metropolitana, pure per il modello di governo di secondo grado e per la perimetrazione territoriale basata sulle ex Province. Ci si potrebbe legittimamente chiedere che cosa volesse la Regione: che Venezia fosse esclusa dal novero delle città metropolitane? Avremmo avuto moti di piazza con Brugnaro novello Daniele Manin, pronto a morire per un affronto di così singolare offesa. Oppure la difesa arcigna dell’attuale assetto istituzionale dei poteri locali, con Comuni polvere frammentati, la giungla delle partecipate, i costi degli affidamenti in house dei servizi pubblici locali, la burocratizzazione dovuta alla moltiplicazione elefantiaca degli uffici e delle procedure. E’ dell’altro giorno la denuncia di una norma da parte di Confartigianato Vicenza che vincolava un permesso al timbro di un ufficio che non esiste più! Vi è allora da confidare che la nuova legislatura regionale, anche per generare una vitale autoriforma di questo istituto, focalizzi un disegno di riforma dei poteri locali che sia innovativo e non conservatore. C’è moltissima materia da dipanare tra Regione Veneto e città metropolitana di Venezia. In termini di competenze, la programmazione territoriale e urbanistica, la progettazione comunitaria e la definizione dei bacini per i servizi pubblici locali: definire ruoli, togliere sovrapposizioni, semplificare è il mantra chiesto da tutti i cittadini oltre che dagli stessi Sindaci chiamati presto a redigerne lo Statuto. Matteo Zoppas, leader degli industriali veneziani, ha caldeggiato una città metropolitana dotata di una struttura amministrativa leggera, competente, valutabile in chiave di efficienza. Ma non solo la città metropolitana. Rimangono sullo sfondo altre delicate e complicate incombenze: che fine ha fatto, per esempio, il Consiglio delle Autonomie Locali previsto dall’ art. 16 dello Statuto della Regione Veneto? E il riordino delle competenze delle Province in via di radicale trasformazione? E la realizzazione delle funzioni metropolitane previste ancora dallo Statuto (art. 14 c. 1)? E’ il tempo di innestare una marcia potente, non di ricorsi che guardano indietro, a un mondo che non c’è più.
Editoriale di Luca Romano, direttore di Local Area Network, pubblicato su VeneziePost di martedi 07 luglio 2015