La propensione dell’export dell’artigianato padovano

Local Area Network, per conto dell’UPA di Padova, ha realizzato un’indagine sulla vocazione all’export delle imprese padovane. In sintesi i principali risultati:

  1. Si stimano in circa il 20% del totale le imprese artigiane manifatturiere della provincia di Padova che esportano direttamente le proprie produzioni: in valore assoluto, su circa 7.200 imprese, si tratta di un numero di imprese compreso tra 1.200 e 1.700.
  2. Considerando che esportano mediamente 240 mila euro di fatturato, a livello di sistema si tratta di un valore dell’export tra 300 e 420 milioni di euro di merci.
  3. Circa il 35% delle imprese lavora in subfornitura per imprese esportatrici, quindi esporta indirettamente: sono tra 2.200 e 2.700 imprese artigiane, con un valore complessivo di export stimato tra 270 e 350 milioni di euro.
  4. Si può dire dunque che la metà delle imprese artigiane manifatturiere ha a che fare con l’estero, direttamente o indirettamente, contribuendo con un valore tra 570 ed 870 milioni di euro ed una quota tra il 7% ed il 10% dell’export complessivo della provincia.
  5. Il profilo “anagrafico” degli esportatori: si tratta soprattutto di imprese dell’elettromeccanica (25%), del tessile, abbigliamento e calzature (23%) e del mobile e legno (22%). Il TAC è più orientato (come il metallo) all’export indiretto, gli altri due all’esportazione diretta. Sono prevalentemente localizzate nel nord (36%) o nel centro (34%) della provincia, la forma giuridica tipica è l’s.r.l. (41%), la dimensione è medio-grande per il contesto artigiano (un terzo ha più di 10 addetti, oltre la metà ha un fatturato superiore ai 500 mila euro). Più della metà è iscritta ad una associazione di categoria.
  6. Ciò che contraddistingue le imprese esportatrici dal punto di vista produttivo è la personalizzazione delle lavorazioni e la qualità (28%), assieme alle lavorazioni particolari (22%). La competizione sul prezzo è irrilevante (4%). Nell’elettromeccanica è rilevante anche il peso della tecnologia, così come nel mobile e legno il design (17%).
  7. Circa la metà del fatturato esportato nel 2015 va in Europa (soprattutto Germania e Francia); la Russia da sola (12%) pesa quasi come tutta l’Asia (14%). Rilevante anche l’Africa (9%) più del Nord America (7%).
  8. Nell’esportazione prevale il “fai da te” e l’autoapprendimento: la scelta dei mercati nel 56% dei casi è determinata da richieste dirette dei clienti o al più da contatti in fiere di settore (22%), la modalità distributiva è in gran parte diretta (66%); la promozione dei prodotti avviene soprattutto attraverso il sito web (44%) e i contatti “face-to-face”: passaparola tra clienti (13%), partecipazione a fiere internazionali (12%), agenti e rappresentanti (10%).
  9. Il giudizio sui servizi per l’export attualmente presenti sul territorio è piuttosto diversificato, con il campione diviso sostanzialmente a metà tra chi li giudica adeguati e chi no. Tra gli iscritti ad associazioni di categoria il giudizio si fa un po’ più positivo (56%).
  10. Gli artigiani che non esportano (o che esportano solo per vie indirette) hanno una modalità produttiva molto orientata alla subfornitura (oltre il 60% tutto o in larga parte del proprio fatturato) e motivano l’assenza sui mercati internazionali con i bassi volumi di produzione e le piccole dimensioni aziendali (36%) e la realizzazione di prodotti solo per il mercato interno (17%) oltre che con l’essere esclusivamente contoterzisti (26%). Da rilevare però che il 7% di esse (in proiezione sull’universo, almeno 600 imprese) si sta già attrezzando per uscire dai confini nazionali ed un ulteriore 6% potrebbe fare il passo trovando un adeguato accompagnamento

RASSEGNA STAMPA

Mattino Padova – 22 luglio 2016

Gazzettino – 22 luglio 2016

Difesa del Popolo – 31 luglio 2016

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