Politiche del lavoro post Covid

EDITORIALE
di Luca Romano

Il focus di questa corposa newsletter sono le politiche del lavoro. Come dice Tiziano Treu, Presidente del CNEL nella sua intervista è “il punto più debole del nostro sistema di governo del mercato del lavoro”. La sua proposta, suffragata da un’ampia comparazione internazionale, è di unificare in una sola Agenzia la gestione degli ammortizzatori sociali attivi e passivi, portando fuori dall’INPS questi ultimi. 

Partiamo dal dato strutturale: nel 2020, nel Veneto si sono persi 11.500 posti di lavoro dipendente, con un calo delle assunzioni del 24% rispetto al 2019, ovvero, tra mancate assunzioni e rapporti di lavoro cessati, si stima che a causa della pandemia siano venuti meno circa 38.000 posti di lavoro. 

La Regione Veneto, con il massimo dirigente del settore, il dott. Santo Romano, enuncia il disegno di grande rafforzamento e riorientamento delle politiche attive da parte dell’Ente: lettura dei fabbisogni professionali innovativi che si polarizzano in alto (laureati tecnico – scientifici), riqualificazione delle fasce di esubero prevedibile, evoluzione delle scuole di formazione professionale, che in modo sempre più aderente e flessibile alla domanda di lavoro, agevoli gli inserimenti dei ragazzi 14/17enni e contrasti fortemente la dispersione scolastica. I molti passaggi di grande interesse, trattati dal Dirigente sono la continuità che verrà data a un punto di innovazione importante della gestione FSE 2014 – 2020: quello della formazione continua che, con bandi a sportello, ha raggiunto 65.000 lavoratori e ha anticipato le caratteristiche, molto positive del Fondo Nuove Competenze, istituito dal governo precedente, con il Decreto Rilancio.

Nel 2021, anno di necessaria transizione si prospettano quattro direttrici di consolidamento delle politiche attive: interventi multi-misura, con particolare riferimento ad interventi di upskilling e reskilling per dotare le persone delle competenze necessarie ad affrontare il cambiamento; l’assegno di ricollocazione non è sufficiente, si punta al “modello veneto”, più efficace, dell’assegno per il lavoro che comprende anche formazione, consulenza e orientamento; azioni per intercettare i cosiddetti giacimenti di lavori qualificati e non coperti per la carenza di competenze nell’offerta; il rafforzamento della rete degli ITS Academy e dei poli tecnico – professionali.

In questa ampia newsletter tematica sulle “Politiche del Lavoro” abbiamo poi raccolto tre voci importanti, Simonetta Crovato, che coordina le Politiche per il Lavoro di ENGIM, Christian Ferrari, Segretario Generale CGIL del Veneto e Giuseppe Venier, Amministratore Delegato di Umana. Per Simonetta Crovato si apre una fase in cui i centri di formazione professionale dovranno rafforzare l’interdipendenza con le aziende per disegnare i nuovi profili tecnici che hanno un’accelerazione evolutiva. Allo stesso tempo, sulle fasce più critiche del mercato del lavoro, viene rafforzata una collaborazione con le Organizzazioni Sindacali per le progettualità delle ricollocazioni. Il mercato del lavoro è liquido, la qualità più importante è “imparare ad imparare”.

Per Christian Ferrari il mercato del lavoro veneto rischia una ferita enorme perché era già in affanno nel pre pandemia per la carenza di qualità dell’occupazione; ora è venuta a mancare anche la grande valvola di compensazione del terziario. Pur apprezzando l’ampio coinvolgimento da parte della Regione nella programmazione del FSE, lamenta la mancanza di un altrettanto efficace condivisione della valutazione di impatto dei programmi. Oltre a ammortizzatori universali, anche per i lavori ibridi e gli autonomi questa crisi impone un forte rilancio dei Centri per l’Impiego.

Giuseppe Venier, infine, sottolinea la nuova composizione di soggetti che si rivolgono all’Agenzia, con qualifiche alte o lavoro autonomo, che mai avrebbero pensato, prima della pandemia, di varcare la soglia di un’AdL. L’importanza strategica della formazione rimanda alla continua qualificazione degli operatori che fanno politiche attive: “Bisogna conoscere le imprese. Quest’attività non si improvvisa. È frutto di un mix di competenze trasversali, di conoscenza di strumenti, di capacità di mettere in gioco più servizi e di essere continuamente a contatto con le aziende”. Per Umana il primo punto è proprio quello di superare la separazione tra formazione e lavoro. Nella sua densa intervista Venier sottolinea l’importanza dell’orientamento e di ammortizzatori flessibili nel passaggio dal sostegno al reddito alla formazione riqualificante, la costruzione con le imprese dei modelli di intervento, la riqualificazione delle competenze per molte figure a bassa qualifica, la centralità trasversale del sapere tecnologico dell’informazione.

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