Nel 2012 si prevede per il Veneto una contrazione del Pil del -0,3%, un rallentamento dell’export (crescita al di sotto dei tre punti percentuali) e l’aumento dei prezzi del +2,4%.
Le previsioni in Italia. In un contesto di forte rallentamento dell’economia italiana, anche il Veneto dovrebbe accusare una brusca frenata nel 2012. Secondo le stime più recenti il Pil della regione registrerà una contrazione pari a -0,3%, uguale a quella del Nord Est e più contenuta di quella nazionale. Nel 2012 lo scenario di previsione elaborato da Unioncamere-Prometeia vede tutte le regioni con variazioni negative: la meno negativa è l’Emilia-Romagna (-0,2%) seguita da Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige (-0,3%). Friuli, Piemonte e Toscana dovrebbero registrare tassi di sviluppo nella media nazionale (-0,5%) mentre il Pil del Mezzogiorno scenderebbe di quasi un punto percentuale (-0,9%).
Lo scenario a livello provinciale. Nel quadro negativo comunque Vicenza resta a fare da traino: la provincia berica risulta 12a a livello nazionale per valore aggiunto prodotto pro capite (27.870 euro), quasi il 20% in più della media nazionale. In Veneto è seconda solo a Belluno (9a posizione) e precede Venezia (13a), Verona (16a), Padova (17a), Treviso (25a) e Rovigo (41a posizione).
Meno investimenti e consumi. La contrazione del Pil regionale nel 2012 sarà caratterizzata da una flessione degli investimenti delle imprese (-0,2%) e dalla stagnazione dei consumi delle famiglie (+0,1%), sulla quale pesa la previsione di un aumento dei prezzi al consumo pari al +2,4%, per effetto, in particolare, del rincaro dei carburanti ed il previsto intervento al rialzo delle aliquote Iva. Tale situazione contribuirà ad aggravare l’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, su cui incideranno anche i forti rincari per le tariffe pubbliche, soprattutto in ragione dei tagli ai trasferimenti locali stabiliti dalle manovre correttive dei conti pubblici del 2011.
Rallenta l’export e cresce la disoccupazione. Modesto sarà il contributo degli scambi con l’estero, condizionati dal rallentamento del commercio mondiale: il tasso di crescita delle esportazioni si fermerà al +2,9% mentre le importazioni registreranno un +1,2%. Il tasso di disoccupazione dovrebbe risalire fino al 5,1%, senza contare i numerosi “disoccupati nascosti”, specie nell’industria, grazie all’ampio ricorso alla cassa integrazione. Se non verranno superate le situazioni di crisi aziendale il tasso di disoccupazione potrebbe arrivare a toccare il 10%. In ogni caso la ripresa dell’economia veneta continuerà a dipendere dalla domanda estera e dal ritmo di crescita dei principali partner commerciali. Se però la Germania, verso la quale le imprese del Veneto esportano beni per circa 6 miliardi l’anno (il 13,5% dell’export regionale) mostrerà segnali di cedimento, come avvenuto a metà 2011, le prospettive di crescita per l’economia del Veneto potrebbero essere riviste ulteriormente al ribasso.