Solo lo 0,5% delle opere in project financing (o comunque con una forma di partecipazione privata) potrebbe aspirare oggi al credito di imposta previsto dal decreto legge sviluppo. Questo sbarramento nasce dalla soglia dimensionale di 500 milioni posta dal Governo e confermata dalla commissione Industria del Senato. Secondo i dati raccolti dal centro studi dell’Ance, nei due anni e mezzo che vanno dal 1° gennaio 2010 al 30 giugno 2012 sono state bandite dalle amministrazioni 1.758 opere da affidare in concessione o in partnership pubblico-privata: di queste solo 9 superano la soglia di 500 milioni, pari appunto allo 0,5%. Considerando lo stesso periodo se la soglia fosse abbassata da 500 milioni a 100 milioni potrebbero accedere al benefico fiscale 29 opere pari all’1,6% del totale.
Il Governo ha già individuato la lista delle sette opere cui pensa di applicare, in via sperimentale, il credito d’imposta:
- Fano-Grosseto (3,2 miliardi),
- Pedemontana piemontese (700 milioni),
- Autostrada della Cisa (1,8 miliardi),
- Metro C nella tratta T2 di Roma (2,4 miliardi),
- Metro D di Roma (1,9 miliardi), s
- ublagunare veneta (800 milioni)
- Alta velocità Verona-Padova (5 miliardi) su cui anche gli industriali veneti hanno già enunciato una disponibilità al coinvolgimento.
Il credito d’imposta si utilizzerà, quindi, soltanto per opere non ancora affidate. Il testo del decreto legge prevede che ad accertare la non sostenibilità del piano economico finanziario e l’entità del credito di imposta entro il limite del 50% è il Cipe, previo parere del Nars (Nucleo di valutazione delle tariffe nei servizi pubblici), integrato da un componente ciascuno del ministero delle Infrastrutture e dell’Economia.