In seguito alla presentazione da parte della Giunta Regionale del Veneto del Piano di riordino degli enti locali, nei giorni scorsi è stato aperto un tavolo tecnico tra la Regione e le Prefetture per accompagnare, guidare e sostenere, in base alle distinte competenze affidate loro dal legislatore, i piccoli Comuni del Veneto obbligati alla gestione associata delle funzioni fondamentali .
La mappa delle fusioni. Allo stato attuale sono diverse le amministrazioni che hanno avviato la procedura per la fusione del proprio Comune con altre amministrazioni. Si tratta di Quero e Vas nel Bellunese; Pontecchio Polesine e Rovigo; di altri sei Comuni del Rodigino (Arquà Polesine, Costa di Rovigo, Frassinelle Polesine, Pincara, Villamarzana, Villanova del Ghebbo) che dovrebbero dare vita al nuovo Comune di Civitanova Polesine; di Este e Ospedaletto nel Padovano (Comune di Atheste); Ormelle e di San Polo nel trevigiano; quattro comuni del Veronese (Negrar, S. Ambrogio, S. Pietro in Cariano e Fumane) dovrebbero, poi, dar vita al Comune unico della Valpolicella che potrebbe diventare la fusione più grande del Veneto (tempo stimato per il processo di unificazione: tre anni).
Unioni e convenzioni. Non sono solo le fusioni ad animare il percorso aggregativo del Veneto. Numerose, infatti, sono anche le unioni e convenzioni, gli altri due strumenti previsti dalla legge nazionale varata dal governo Monti. Sono ventisei le Unioni attualmente attive nel Veneto: otto nel Padovano, in cui spicca per virtuosità la Federazione del Camposampierese; sette nel Veronese, sei nel Vicentino, due a Venezia, una a Belluno, Rovigo e Treviso. La legge impone agli enti locali con meno di cinquemila abitanti (tremila se montani) di gestire in forma associata tutte le funzioni entro il 31 dicembre. Un appuntamento al quale quasi trecento comuni devono provvedere, seguendo la legge regionale 18 varata dal Consiglio regionale.
Fusione Padova-Cadoneghe-Vigodarzere. Nei giorni scorsi è stato presentato anche lo studio di fattibilità per l’aggregazione dei Comuni di Vigodarzere e Cadoneghe con Padova. L’idea di fusione, che dovrebbe dar vita ad un comune di 131 kmq e 234 mila abitanti è stata proposta circa nove mesi fa e questa settimana è stata presentata la relazione sulla fattibilità del progetto per favorire la razionalizzazione dei servizi pubblici a cominciare dalla fornitura di acqua, raccolta / smaltimento rifiuti, sanità e trasporti. Per dare il via all’accorpamento è necessario un referendum che però non potrà essere svolto prima del prossimo anno perché le amministrazioni di Padova e Cadoneghe sono in scadenza di mandato.
Questione referendum. Per quanto riguarda la consultazione popolare prevista dalla legge secondo cui i cittadini si devono pronunciare a favore o contro la fusione è cominciato in Consiglio Regionale il dibattito per ridurre dal 50% al 30% degli aventi diritto il quorum per validare il referendum. In questo modo si attribuirebbe maggiore responsabilità ai cittadini e la validità delle consultazioni potrebbe accelerare in maniera significativa i processi fusione. La modifica della legge sarà in votazione già la prossima.