La settimana scorsa è stato approvato dal Senato il Ddl Delrio sulla riforma delle Province e l’istituzione delle città metropolitane. Le novità sostanziali riguardano:
- la trasformazione delle Province in enti di secondo livello. Quelle in scadenza, quindi, non vanno al voto il 25 maggio. Tali enti vengono trasformati in assemblee formate dai sindaci e dai consiglieri comunali del circondario, i quali non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva e avranno poteri esclusivamente di pianificazione, edilizia scolastica e pari opportunità, che rappresenteranno le uniche funzioni “vere” delle nuove amministrazioni provinciali
- il via libera alla istituzione delle città metropolitane (dal 1° gennaio 2015). Per il Veneto è prevista la costituzione della città metropolitana di Venezia, il cui iter amministrativo da provincia a città metropolitana prevede che presidente e giunta provinciale attuale resteranno in carica fino a fine anno per poi “passare la palla” al primo cittadino del capoluogo come previsto dalla legge. Il sindaco di Venezia avrà, poi, il compito di convocare la conferenza dei sindaci per la scrittura del nuovo statuto ed indire le elezioni del «consiglio metropolitano» di cui diventerà di diritto il leader.
Al di là delle polemiche sull’effettivo risparmio prodotto dalla nuova riforma (1 miliardo per il Governo, 100 milioni per l’Upi – Unione delle Province), la riforma non chiarisce:
- i criteri di costituzione delle città metropolitane per cui rimangono “nel limbo” le proposte di creazione di altre aree metropolitane come la Pa.Tre.Ve o la Vi.Vr.Ro
- la coesistenza per alcuni mesi del nuovo presidente degli enti di secondo livello e il vecchio presidente di provincia: alla luce della legge appena approvata, infatti, le province che vanno a scadenza di mandato quest’anno (Verona, Padova e Rovigo per il Veneto) non andranno più ad elezioni ma le giunte resteranno in carica fino al 31 dicembre come i presidenti, che assumeranno il ruolo di commissari. A norma di legge, però, entro il 30 settembre dovranno essere convocate le assemblee dei sindaci per le elezioni dei nuovi presidenti degli enti di secondo livello. Per tre mesi, dunque, si assisterà ad una coabitazione forzata tra il vecchio presidente ed il nuovo presidente, chiamati a collaborare per l’adeguamento degli statuti. La stessa cosa capiterà per le province commissariate come Vicenza e Belluno, mentre Treviso ripercorrerà tale iter nel 2016 anno di scadenza naturale del mandato.
All’interno del ddl sono state introdotte altre modifiche rispetto al testo precedentemente approvato dalla Camera per cui ora il nuovo testo dovrà tornare nuovamente alla Camera per la definitiva approvazione.