Il Governo sblocca le prime risorse per il piano banda ultralarga: si tratta di 2,2 miliardi per interventi cantierabili in 6.800 comuni da qui al 2020 nelle cosiddette aree bianche, cioè quelle in cui l’operatore privato, senza incentivi, non avrebbe convenienza a investire.
Il Cipe ha licenziato un’apposita delibera che sblocca appunto 2,2 miliardi. A questa prima tranche in arrivo dal Fondo sviluppo e coesione – dei circa 4,9 miliardi che saranno mobilitati dal Governo – si vanno ad aggiungere i 2,1 miliardi previsti dai fondi regionali europei (Fesr e Feasr) che fanno lievitare il monte delle risorse pubbliche complessive a quota 7 miliardi.
Nella delibera sono indicate anche le prossime tappe del piano per spendere i restanti 2,7 miliardi a disposizione. In particolare 1,3 miliardi saranno assegnati con una successiva delibera per il completamento della banda larga a 100 mega nelle città e comuni più grandi, i cosiddetti cluster A e B che comprendono circa il 65% della popolazione italiana. A queste risorse si aggiungono poi circa 1,4 miliardi che saranno destinati appena si incasserà l’ok di Bruxelles a una serie di misure di agevolazione su cui il Governo è a lavoro da tempo. E cioè: voucher agli utenti per il passaggio a Internet sopra i 100 mega, l’intervento del fondo di garanzia dello Stato per il finanziamento degli investimenti finalizzati all’attuazione del piano, il credito d’imposta per gli interventi infrastrutturali. È prevista inoltre l’istituzione di un Comitato per la banda ultra larga e monitorerà la combinazione di questi strumenti in ognuno dei cluster.
L’obiettivo ambizioso del piano è quello di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 mega, attraverso un più preciso obiettivo di copertura per le reti ultraveloci di oltre 100 mega fino all’85% della popolazione e con in più la garanzia anche di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 mega.
Per saperne di più clicca qui