Il morbo “in house” colpisce il trasporto locale

Trasporto pubblico locale in Veneto. Dormirà certo sonni tranquilli il Comune di Pieve di Cadore che anche nel 2015 si è visto confermare il titolo di “Comune affidante” del servizio, beneficiando del contributo di € 14.957,07 direttamente dalle mani delle Regione Veneto, un rivolo, una battuta di ciglia del Riparto nazionale dei Trasporti. Il corrispettivo per i 7.098 Km/ore moto che ha svolto Dolomiti bus sul suo territorio. Così pure il vicino Comune di Mel, con i suoi 55.054 euro a fronte di oltre 33.000 kilometri, in questo caso serviti da una ditta privata. Si tratta certo di due casi limite, i più piccoli in un panorama che assegna a 29 Comuni in Veneto la patente di “affidante”. Congiunti alle sette province, hanno arginato la frammentazione degli affidamenti. Quello che è più difficile da spiegare è perché Pieve di Cadore incassa 2,07 euro a kilometro e Mel 1,65. Considerato che con la delibera n. 974 del 2012 erano stati fissati i costi standard nel TPL è arduo giustificare che Verona riceva 2,253 euro e Cavallino-Treporti 1,637: qual è lo standard del costo standard?
La frammentazione degli enti affidanti il servizio, guarda caso, contrasta fortemente con l’estrema uniformazione della modalità di affidamento. Non serve un particolare sforzo per individuare questa modalità: l’affidamento del servizio avviene in house, la gestione è di una società di cui il soggetto affidante è proprietario. Da anni, in qualche caso persino forze sindacali come la FIT Cisl, hanno chiesto di sperimentare la costruzione di bacini di area vasta e di sostituire gli affidamenti diretti con gare di evidenza pubblica. Non solo nulla di fatto, ma la pietrificazione dello status quo veniva addirittura suggerita dietro le quinte da chi aveva la responsabilità politica del settore: “scioperate contro le gare e per aumentare i sussidi”.

In questo modo, anno dopo anno, il sistema veneto si è assuefatto a questa redistribuzione, che nel caso del TPL su gomme gli permette di portarsi a casa oltre 256 milioni di euro. Non è così in Lombardia, Piemonte, Toscana, Friuli Venezia Giulia. In quest’ultima Regione fin dal 2000 uno slancio innovativo ha istituito le gare, con l’apertura anche a operatori internazionali. Ebbene, mal gliene incolse: da quel momento il monopolista unico Busitalia scatena una guerra senza fine, attraverso un’attività permanente di ricorsi. Eppure tenendo la barra dritta sulla concorrenza, anche nella gara che si sta svolgendo, la regione è convinta di risparmiare dal 4 al 6% della spesa con i ribassi d’asta. In Toscana ci sono voluti cinque anni, ma finalmente la gara internazionale è stata fatta. Il Veneto no. La gara non si può. L’ultima delibera regionale, del GRV n. 927 del 28 luglio, quella del riparto 2015, fa addirittura tenerezza per la sincerità terminologica. Leggiamo: “Ritenendo che il sistema complessivo dell’offerta di servizi di TPL possa considerarsi presso che a regime, la Giunta Regionale, applicando criteri comunque conservativi…”.

Ecco il punto: uno dei settori nei quali è in atto una delle più imponenti trasformazioni tecnologiche, sia informatiche che nella sostenibilità ambientale, in cui l’Europa premia l’intermodalità con incentivi molto consistenti, in cui è provato che la crisi ha dilatato anche al ceto medio il potenziale dell’utenza tradizionalmente circoscritta a studenti (tantissimi), immigrati (tanti) e anziani (pochi), il Veneto che cosa fa? Si affida ai “criteri comunque conservativi”. Con questa chiusura anche obiettivi che potrebbero sembrare di minima, come l’organizzazione intermodale e il biglietto unico regionale, appaiono sideralmente irraggiungibili.

L’intermodalità? Si tratta di disegnare una parte dei percorsi trasformando le stazioni ferroviarie in piccoli hub serviti dalla gomma, cancellando le migliaia di kilometri in cui i mezzi su ferro e su strada viaggiano in sovrapposizione. Il biglietto unico? È un eccellente servizio per l’utenza, riduce enormemente i costi di gestione, rafforza il coordinamento, integra le coincidenze e fa risparmiare tempo. In effetti la Regione l’aveva annunciato: “Con una unica carta regionale ricaricabile si potrà viaggiare nei bus, nei treni e nei vaporetti, caricare le auto elettriche e accedere a bike e car sharing. In parallelo a questo obiettivo la regione ha avviato il processo di definizione della Tariffa Unica Integrata del Trasporto Pubblico Locale, grazie alla quale la possibilità di utilizzare i vari mezzi di trasporto sarà assolutamente piena, e l’intero sistema dei pagamenti sarà interoperabile. Sarà la Regione a gestire il sistema di acquisizione e re-distribuzione dei pagamenti alle Aziende, con un sistema di clearing appositamente progettato, dopo che ci sarà la tariffa unica del trasporto regionale per il Veneto” (Comunicato stampa Regione Veneto 4 Maggio 2015). Ma dove è finita questa iniziativa? Propongo di indire la giornata regionale per il biglietto unico.

Editoriale di Luca Romano pubblicato su VeneziePost di venerdi 18 dicembre 2015

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *