Concorrenza nei servizi pubblici locali: per il servizio di distribuzione del gas metano sembra giunta l’ora delle gare. Mai come in questo caso c’è una storia lunga alle spalle. Che in Italia significa anche fare i conti con un big player come Eni che ai tempi di Enrico Mattei del gas metano ha avuto una sorta di sacerdote, di pioniere e di stratega.
Per fare le gare ci sono voluti quindici anni. L’avvio di Enrico Letta, giovanissimo ministro dell’Industria alla fine degli anni Novanta, approda a un decreto legislativo, il 164 del 23 Maggio 2000, la “madre” di una sterminata legislazione attuativa. Il settore vale 5 miliardi, 248.000 km di rete, 33 milioni di metri cubi/anno e ben 21 milioni di utenze. I numeri li snocciola il Ministero dello Sviluppo Economico, nel cui sito campeggia la geografia degli Ambiti (ATEM) in cui fare le gare. Nel 2011 il Paese è stato suddiviso in 177 ambiti, in Veneto sono 15 (Belluno 1, Padova 3, Rovigo 1, Treviso 2, Venezia 2, Verona 2 e Vicenza 4). Gli operatori attuali, censiti dall’Autorità per l’energia con meticolosa precisione, sono 229, in Veneto sono 31. Da questo già si vede che siamo una regione tra le più frammentate: a fianco dei colossi del settore, quotati in borsa, come Liquigas, Snam Rete Gas, Edison, Ascopiave, Hera Acegas ci sono le vecchie municipalizzate AGSM a Verona, AIM a Vicenza, Pasubio nell’Alto Vicentino, la BIM nel Bellunese; a seguire, una miriade di piccoli operatori, persino i Comuni di Nanto e di Sona, gestiscono la distribuzione del proprio gas.
L’indirizzo politico è quello di regolare l’ingresso della concorrenza e di semplificare, leggi: ridurre drasticamente il numero di operatori. Lo spiega con particolare nitidezza Giovanni Valotti, Presidente Utilitalia (la federazione delle utility del settore) e del colosso A2A: “Non conta l’assetto proprietario del gestore, conta la sua capacità tecnica, organizzativa e gestionale. Conta la qualità del quadro di regolazione, che induca tutti gli operatori a raggiungere i migliori standard di efficienza, a mitigare gli incrementi tariffari, a investire. Le politiche sono pubbliche per definizione. Le imprese, pubbliche o private che siano, devono misurarsi sui risultati ed essere competitive. Diversamente, devono essere espulse dal mercato. Si abbandonino per sempre vecchie tutele e protezioni” – “Tariffe nei servizi pubblici armonizzare costi e qualità” (Corriere della Sera 4 gennaio 2016).
Per sbilanciarsi di più sul tema della selezione darwiniana ascoltiamo Luca Pagni (Repubblica Affari e Finanza 7 Dicembre 2015) dal titolo eloquente: “Gas il mercato si concentra: di 230 utility ne resteranno in 20”. Se questa previsione si avvera in proporzione l’iperframmentato Veneto scenderà da 31 a 3 operatori! I leader di settore, quotati e con solide sponsorizzazioni finanziarie come Italgas e SNAM, infatti, sono scatenati per aumentare le fette di mercato con i meccanismi classici della concorrenza: contendere gli ambiti in cui già ora rappresentano l’incumbent, il soggetto dominante; spuntare i prezzi anche su ambiti prossimi rispetto a quelli in cui si sovrastano i concorrenti; adottare con più sostenibilità strumenti di intervento giudiziali (spese legali ecc…) in caso di controversie. L’apertura al mercato, anche in settori nei quali questo comporta lampanti convenienze tecnologiche, organizzative e tariffarie, in Italia è costellata da impressionanti incagli, che derivano da un apparato amministrativo strutturalmente arcinemico della concorrenza.
Dietro questo immenso paravento si nascondono tutti gli interessi concreti e le rendite parassitarie che vengono danneggiate dal disegno innovativo della riforma. Una prova? Nel maggio 2015, alla vigilia – prevista per giugno – della pubblicazione del primo gruppo di gare, che sono state opportunamente scaglionate per agevolare la partecipazione alla contendibilità, pur mosso da ottime intenzioni, il governo che cosa fa? Emana nuovi criteri di gara per l’affidamento del servizio. Ne è derivato un tremendo cortocircuito del quale stanno beneficiando tutte le amministrazioni pubbliche, migliaia, che attendono il collasso definitivo di tutto il processo di cambiamento. Studi di avvocatura amministrativista affilano le armi per reclamare, con dovizia di argomenti, una proroga sine die, per non veder sanzionare, ma vedi un pò! le amministrazioni giudiziose e tempestive come quelle negligenti.
Eppure, nonostante un pasticcio così gigantesco, non è impossibile avviare la gara. Lo ha annunciato con legittimo giubilo il Sindaco di Udine, Furio Honsell, che ha pubblicato il bando, primo in Italia (e unico?) come stazione appaltante dell’ambito Udine 2, il 7 Novembre 2015. Poi è seguito anche l’ambito di Varese. Prima di festeggiare il fatto che è partita la prima gara non dimentichiamo che tempistiche richiedono. Udine ha fissato al 20 Giugno 2016 il termine per la richiesta dei documenti, il successivo 4 Luglio il termine per la presentazione delle offerte, il 18 per l’apertura delle buste confidando, al netto dei ricorsi, di consegnare il primo impianto il 2 Maggio 2017. Dunque, se tutto va bene, la gara dura 20 mesi. Eppure, al netto di tutte le variabili, sarà un caso che le bollette del gas sono quelle che scendono di più?
Editoriale di Luca Romano, pubblicato su VeneziePost di venerdi 8 gennaio 2016