L’Italia tra il 2007 e il 2013, attraverso i fondi strutturali europei (Fse), ha offerto corsi a circa 21 mila persone, la Francia aveva 254 mila iscritti e la Germania 208 mila (dati del network di esperti sulla spesa dell’Fse per l’inclusione sociale). Se si va a vedere il numero di soggetti che hanno completato le attività di formazione solo il 14% risultava poi occupato in Italia, contro l’85% della Francia e il 35% della Germania.
Questi sono alcuni numeri che sono stati evidenziati da uno studio “Il disastro dei fondi strutturali europei” curato dagli economisti Perotti e Teoldi che mette in evidenza l’inefficienza delle attività di formazione svolte in Italia, la mancanza di strumenti di valutazione per certificare la validità dei corsi finanziati e soprattutto l’uso improprio dei fondi da parte degli enti locali, i diretti interessati a beneficiare di tali risorse, ma poco incentivati ad assicurarsi che questi progetti funzionino effettivamente.
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