La presenza di asili nido comunali fa aumentare l’occupazione femminile o il maggior numero di donne occupate fa crescere l’offerta di asili nido? In ogni caso esiste una netta correlazione tra l’offerta di asili nido e l’occupazione femminile: all’aumentare l’una cresce l’altra.
Gli asili nido e gli altri servizi socio-educativi per la prima infanzia rappresentano una componente importante dell’offerta pubblica di servizi sociali per i cittadini. La loro presenza permette una maggiore conciliazione tra lavoro e famiglia.
I Comuni spendono per questi servizi circa il 18 per cento delle risorse dedicate al welfare locale, per un totale di circa 1 miliardo e 273 milioni di euro nel 2010 (al netto delle quote pagate dalle famiglie).
Il quadro dell’offerta pubblica di asili nido in Italia è la risultante di situazioni regionali molto diverse fra loro.
Il Nord-est mantiene livelli superiori rispetto al resto d’Italia. L’Emilia-Romagna, in particolare, conserva il primato per la diffusione degli asili nido in termini di numerosità degli utenti, mentre assieme al Friuli-Venezia Giulia e alla Valle D’Aosta è fra le regioni in cui è maggiormente presente il servizio in termini di percentuale di comuni coperti.
Nelle regioni del Centro si è registrato un aumento considerevole dell’offerta, dovuto prevalentemente all’Umbria e al Lazio. Permangono decisamente inferiori alla media nazionale i parametri riscontrati per le regioni del Sud e per le Isole, dove il lievissimo ma continuo incremento dell’offerta osservato a partire dal 2003/2004 sembra subire un arresto nell’ultimo anno.